Per la prima volta saremo noi di Canclini ad intervistare Marco Poli, fondatore di The Style Lift e del giornale The TSL Gazette, invertendo le parti.

Marco, benvenuto nel nostro ufficio stile. Raccontaci un po’ di te…

Grazie a voi per avermi invitato! Ho fondato quattro anni fa l’archivio tessile The Style Lift: una raccolta storica di tessuti per abbigliamento, con qualche incursione nell’arredamento, dagli anni ‘60 ad oggi. Questo archivio si implementa di stagione in stagione ed è frequentato da fashion designer che cercano ispirazione; ovviamente le più importanti aziende tessili hanno al loro interno archivi storici bellissimi e curatissimi, come anche voi! Ma, da noi, i visitatori possono trovare tutte le tipologie di materiali: dai naturali come la lana, il cotone, il lino … a tessuti invece man made, quindi sintetici artificiali, e con sempre più la presenza di tessuti frutto di un lavoro di riciclo, di sostenibilità, molto ricercati oggi nel mercato.

Sappiamo però che hai anche un giornale: The TSL Gazette…

Si esatto; per legare l’archivio con la sua community, ossia gli uffici stile delle case di moda, creativi e aziende tessili, ho pensato che avere un giornale, fosse l’ideale: The TSL Gazette è appunto la “Gazette” dell’archivio.

All’interno del giornale non parliamo solo di attualità ma, rispetto ad altri giornali B2B, trattiamo anche lifestyle, attraverso il coinvolgimento di architetti, designer, artisti. Perché ritengo che anche gli imprenditori tessili o gli stilisti che leggono il nostro giornale siano loro stessi consumatori finali e quindi amino leggere notizie che riguardino uno spettro più ampio di argomenti, che possano favorirli nel loro lavoro creativo e di ricerca.

La Gazette infatti è, a nostro avviso, molto intrigante ed innovativa.

Si, ci siamo ritagliati con questo giornale una personalità nostra, che non si sovrappone ad altri importanti giornali trade e siamo riconosciuti proprio per questa caratteristica riconoscibile anche nel formato e nella carta; una carta molto preziosa certificata, sostenibile. Quindi cerchiamo di essere coerenti anche nell’espressione fisica di questo giornale, comunque sempre molto attento ai contenuti e all’estetica.

Sviluppiamo inoltre una newsletter quindicinale che approfondisce i temi, gli eventi che si sono manifestati o succeduti nell’arco dei 15 giorni tra un’uscita e l’altra e che riteniamo più interessanti.

L’idea dell’omino dell’ascensore la troviamo geniale!!

Grazie! Questo lift boy in realtà è proprio un “accompagnatore” per i nostri visitatori per dare l’idea di una sorta di hotel virtuale, dove ogni piano ha una tipologia tessile: la lana, la seta, il lino, il cotone. E il lift boy accompagna per i piani o dentro le singole stanze.

Nel piano del cotone ad esempio possiamo trovare la stanza della camiceria, con due guardaroba, uomo e donna, divisi a loro volta per stagione.

Questo favorisce la ricerca, per cui se uno prima di venirci a trovare, vuole capire come è organizzato l’archivio, l’omino nel nostro sito lo aiuta.

Lavori con tantissimi partner: come li scegli?

Diciamo che ci scegliamo a vicenda; noi ci indirizziamo verso quelle aziende che rappresentano un riferimento per il mercato, ma ci piace anche fare un po’ di scouting e dare spazio non solo alle “aziende di palazzo” cioè quelle molto importanti e conosciute ma anche a quelle emergenti ed innovative, a brand giovani con grande potenziale.

Ad esempio, con un’azienda come la vostra, la Canclini, abbiamo l’opportunità di vedere un range di proposte non solo molto ampio, ma anche autorevole, testato, di qualità, che è proprio quello che cerchiamo nei nostri partner.

Hai sempre mille idee, sei molto eclettico…come fai?

Frequentando fiere di settore, presentazioni e sfilate, parlando con creativi e globetrotter, nascono sempre nuove idee.

Da qualche tempo ad esempio abbiamo aperto anche a degli shooting dove il tessuto è indossato; di solito il tessuto e il filato vengono fotografati still life.  Noi cerchiamo di trasmettere delle emozioni, delle sensazioni, non dimentichiamoci che lavoriamo con persone come te: sensibili e con un certo gusto, che vogliono essere emozionate, vogliono essere un po’ stupite.

Quindi noi partiamo “al contrario”: con una parte di creatività estrema e poi, se è il caso, parliamo anche di mercati o di finanza.

Hai la fortuna di avere una location speciale, raccontaci un po’ della Villa…

Viviamo in effetti in una location un po’ speciale. È la casa costruita dalla famiglia di mia mamma agli inizi del ‘900: la residenza dei proprietari di una distilleria specializzata in liquori, come il Fernet, o anche delle bevande come la Cedrata. C’erano proprio gli alambicchi, dove si incrociavano gli aromi, le sostanze, le bucce di cedro o di arancia … quindi è un luogo dove la creatività c’è sempre stata.

Purtroppo io non l’ho mai vista in funzione, ma abbiamo conservato ancora delle damigiane e degli alambicchi che sono la testimonianza del passato.

In realtà era casa di campagna, che poi è stata inglobata nella città, infatti adesso siamo alla periferia di Milano nord, però, con la metropolitana, a 10 minuti dal centro.

Tu lavori moltissimo durante le fiere: cosa ne pensi dei nuovi format, delle presenze, e di come debbano evolversi?

Dunque, per quanto riguarda le fiere si apre un capitolo molto importante, interessante. C’è chi dice che le fiere non servano più, invece secondo me servono moltissimo!

Rappresentano per i buyer un momento anche di ispirazione, di confronto, oltre alla comodità di avere in un unico luogo la possibilità di incontrare tutti i fornitori.

Mi permetto anche di dare un suggerimento: le fiere dovrebbero essere non solo luoghi di rappresentanza e di commercio, ma anche di ispirazione con dei percorsi emozionali.

Come ad esempio Milano Unica. Darei ancora più spazio ai tavoli dei mood…mi immagino un luogo dove entrare, immergermi in degli short video, con suoni e colori di ispirazione; avere accanto ai tessuti delle immagini evocative. Mi piacerebbe che le aree tendenza fossero anche un momento di apprendimento e di stupore.

Capisco che sia molto impegnativo, però magari cercare di avere più empatia col visitatore potrebbe essere un plus.

Poi penso che, nel caso di Milano Unica, ci sia una roadmap molto efficace; hai la possibilità di girare il mondo e diventa una manifestazione itinerante che porta questo messaggio di eccellenza anche all’estero.

Hai un archivio tessile molto ricco e bello; ma quali sono i tessuti che ami maggiormente?

Devo dire che i tessuti che amo maggiormente, per mia storia personale e anche per mia indole, sono i tessuti maschili: dalla drapperia biellese di gusto inglese e amo i tessuti di camiceria.

Ottimo! E dei nostri tessuti quindi cosa ti piace?

Dei vostri tessuti mi piace moltissimo il fatto che trovo sempre delle proposte inaspettate! Anche il modo di presentare le collezioni: i vostri libri sono molto razionali e aiutano nell’orientamento. E poi mi piace il fatto che i tessuti Canclini siano “prodotti”, cioè quando li tocchi senti che hai mano una struttura, il frutto di un’abilità tessile! Poi la gamma quasi infinita di proposte che avete: dalla camicia bianca alla bacchetta, alla fantasia, alla stampa, alle espressioni creative dei madras o tartan…

Inoltre credo che da voi si possa trovare una collezione coerente e interconnessa, interscambiabile sia per l’uomo che per la donna.

Quindi mi colpisce la vostra capacità di sintesi, ma anche la vostra predisposizione a creare esclusive: questo vi permette di accontentare quasi tutti.

Nell’era del digitale, tu persegui sempre la via della sensorialità, del cartaceo, del fisico: come mai? Tra l’altro noi che amiamo toccare i tessuti lo apprezziamo molto!

Si, io perseguo la via della sensorialità, del cartaceo.  Voi amanti dei tessuti sapete che se togli il touch perdi l’80% dell’efficacia e la stessa cosa vale per il giornale.

Il nostro giornale è un oggetto che ti accompagna nella lettura, ma lo puoi anche consultare in seguito, approfondire un argomento. Lo trovi sulle scrivanie, lo conservi nelle librerie, non lo butti via.

E, anche se è un po’ ingombrante come formato, lo puoi portare sotto il braccio e fa anche figo secondo me!

Io poi sono molto fisico… quando io ho iniziato a lavorare e andavo a Biella, avevo 23 anni, gli imprenditori che incontravo mi salutavano, mi davano la mano e poi mi toccavano! All’inizio ero imbarazzato, ma poi ho capito che erano proprio attratti dal tessuto, dalla mia giacca, dall’abito… e anche io sono diventato così; mi viene da toccare per capire e questa cosa l’ho trasferita nella carta.

Il digitale è complementare e guai se non ci fosse perché col digitale riesci a raggiungere un target infinito di interlocutori, però c’è un approccio diverso, che è di informazione veloce, e poi c’è un approfondimento cartaceo che è invece più sensoriale.

CASUAL MOMENT: quando possiamo vederci la prossima volta per un caffè accompagnato da un buon cioccolatino? Nella tua dependance o nel nostro giardino?

Io adoro il cioccolato!! Bhe, possiamo vederci la prossima volta nel mio giardino! Sarebbe bello magari una volta organizzare un tè a tema India. Facciamo i tè indiani con dei biscottini alle spezie e presentiamo la vostra nuova collezione estiva con questi tessuti solaro rinnovati.

Potrebbe essere carino, come quando abbiamo lanciato la vostra collezione Per Lei e siete venuti a fare gli shooting nella nostra depandance in giardino.