Sara Salerno
Intervista a Sara Salerno: una donna eclettica e consapevole capace di raccontare il mondo del fashion in maniera unica ed innovativa…
Chi sei e cosa fai? Raccontaci un po’ di te…
Mi chiamo Sara, sono una laureata in economia che per puro caso si è innamorata del mondo dell’abbigliamento. Dopo più di 20 anni come product manager in alcune aziende e marchi di abbigliamento avevo deciso di smettere con questo mondo che mi aveva dato tanto ma che mi aveva completamente prosciugato. Avevo deciso di dedicarmi all’e-commerce di home decor di antiquariato, altra mia grande passione! Poi complici le vecchie conoscenze ho riiniziato a lavorare come product manager freelance per una società di consulenza. Usando costantemente i social per la mia attività di e-commerce, un giorno su tik tok stanca dei continui creator che parlavano di questo mondo in maniera superficiale, ho fatto io un video in cui commentavo una sfilata dal punto di vista tecnico. Due anni dopo sono diventata anche divulgatrice per tutto quello che riguarda la filiera dell’abbigliamento e il Made in Italy.
Fashion product developer: cosa significa per te?
Significa far succedere le cose: annodare i fili e rendere reali le creazioni immaginate degli stilisti; significa sapere ogni singolo dettaglio del capo; sapere il backstage! E la parte che più amo è proprio quella della ricerca, del risolvere il rebus tra l’immaginato e il possibile.
Come è cambiato il marketing secondo te negli ultimi anni? I clienti iniziano ad essere sensibili ad altro…
Il marketing non è cambiato, sono cambiati i clienti. La consapevolezza dei clienti, con i social, si è evoluta tantissimo. È il marketing di moda che fa fatica a capirlo veramente… un po’ perché le aziende, quelle grandi, sono come delle torri dorate in cui la realtà arriva solo come un eco; un po’ perché chi decide fa fatica a comprendere il cambiamento epocale che stiamo vivendo. Ma come per la rivoluzione francese, il cambiamento se non lo sai cavalcare ti travolge.
Sei molto tecnica nei tuoi video e podcast: hai fatto altri studi oltre ad essere laureata in economia?
Ho un master in fashion marketing ma quello di tecnico che ho imparato è grazie al caro vecchio metodo di fare tante domande ed ascoltare le risposte. Sporcarsi le mani, andare nei laboratori, dai fornitori, stare di fianco a chi le cose le fa veramente!
Sei da poco venuta a trovarci in azienda: cosa ti piace della nostra realtà?
Mi piace che, secondo me, voi siete la vera creatività della moda. Il saper coniugare la competenza tecnica al dover sempre essere un passo avanti agli altri è qualcosa di difficilissimo. E poi amo le aziende con una storia perché si respira, perché hanno una marcia in più.
Grazie! Prendiamo spunto dalla tua rubrica “come si vestono gli addetti ai lavori” e ti chiediamo: quale è il tuo tessuto e outfit preferito?
Fino a poco tempo fa avrei detto jeans e t-shirt. Ora invece amo molto le camicie di cotone ben battuto, la seta e in inverno la lana. Sono una grande freddolosa!!!
Sei molto seguita sui tuoi canali social! Spiegaci la grande opportunità che può essere ad esempio Tik Tok.
Tik tok è il social del futuro, che lo si voglia o no. Ha un potere intrattenitivo incredibile. Sfido chiunque ad entrare, resistere quattro giorni e poi non venire risucchiato. Di solito si dice “lo apro 5 minuti” ma le mezz’ore passano. È un social che riesce a targhettizzare gli utenti in maniera incredibile, proponendoti proprio quello che vuoi vedere. Allo stesso tempo permette ai creator di farsi conoscere in maniera velocissima perché non è basato né sugli investimenti né sui numeri di follower. Se il contenuto è buono può diventare virale anche con 0 follower. E ci sono ancora tantissimi spazi vuoti. Le persone hanno voglia di conoscere e su tik tok ci sono tutti. Non bisogna fare l’errore di pensare che ci sono solo i giovanissimi o un pubblico di bassa cultura. È come instagram 10 anni fa… e non scomparirà.
Cosa ne pensi del turn over di nomi tra i direttori creativi delle grandi maison?
Le aziende non hanno capito veramente il punto. Il problema non sono i direttori creativi, il problema non è la creatività. Nessun direttore creativo può veramente incidere sulle vendite, è la visione del brand che può farlo. È la coerenza e il percorso che quel brand vuole fare. I brand ora sono trattati come strumenti finanziari. Il fatturato deve avere sempre il segno più indipendente da come quel risultato è stato fatto. E la maggior parte delle volte, purtroppo, è fatto a scapito della qualità. I clienti se ne sono accorti e non si fidano più, nemmeno dei grandi marchi.
A mio avviso, invece di dare milioni ai nuovi direttori creativi, che poi appena arrivano vogliono cambiare tutto, con costi che vengono presi dai costi di produzione dei capi, perché non si torna a fare un buon prodotto, un vero prodotto di lusso, con un vero servizio di lusso. Con un personale di vendita che sia veramente formato sul prodotto perché in fondo è quello che i clienti si portano a casa e che andranno ad indossare.
CASUAL MOMENT: Cosa sognavi di fare da bambina? So che ami anche la calligrafia….
Ho passato tanti momenti. Ho iniziato con il magistrato (era il tempo di mani pulite), poi la giornalista, poi la scrittrice e nel mezzo tantissime passioni tra cui la calligrafia!
https://www.instagram.com/saraheyfoo/